Monte Spill (Monte Fior), Foza (VI), Veneto
Il tenente Ottolenghi mi si presentò per chiedermi l’autorizzazione di fare un’escursione con la squadra degli sciatori del battaglione. Sempre comandante della sezione mitragliatrici del battaglione, egli non aveva a che vedere con gli sciatori. Ma, durante l’inverno, avevamo assieme, per nostro piacere, fatto lunghe esercitazioni ed eravamo diventati buoni sciatori. Egli era diventato un appassionato. Gli sciatori del battaglione costituivano una squadra speciale comandata da un sergente. Essi avevano fatto un corso regolare a Bardonecchia, e, secondo le direttive generali sulla guerra in alta montagna, avrebbero dovuto fornire le pattuglie per le ricognizioni oltre le nostre linee. Ma, fra le nostre trincee e quelle nemiche, le distanze erano cosí piccole che non offrivano spazio sufficiente per le operazioni di pattuglie in sci. I pochi esperimenti fatti ne avevano sconsigliato l’impiego di notte. Il terreno vi era per giunta ricoperto di alberi divelti e di filo spinato, ed era diventato difficile a praticarsi. Di giorno, non v’era un sol punto in cui le nostre pattuglie potessero uscire inosservate, e di notte, facevamo uscire, eccezionalmente, uomini su racchette da neve. Ma l'indomani, le tracce ne erano visibili e l’attenzione del nemico si faceva piú vigile. La squadra di sciatori pertanto non era di alcuna utilità pratica.
Un anno sull’altipiano è il resoconto di un anno di guerra vissuta dal tenente sardo Emilio Lussu. Dopo un periodo logorante sul Carso (“fronte… ormai diventato insopportabile”, p. 13) la Brigata Sassari fu impiegata sull’altipiano di Asiago. Il racconto di Lussu si svolge tra giugno 1916 e luglio 1917. In questo passaggio appare in tutta la sua difficoltà un aspetto della guerra in montagna, ossia la guerra combattuta in inverno. Tuttavia, è interessante la prospettiva dalla quale la difficoltà viene analizzata: si tratta, infatti, dello sguardo strategico del tenente, che osserva le difficoltà tattiche create dalla neve. L’utilizzo della pattuglia di sciatori, benché preparata, si rivela inutile: lo spazio tra le trincee è insufficiente per le loro manovre, oltre ad essere rischioso (“alberi divelti […] filo spinato […] difficile da praticarsi”); le operazioni svolte con le racchette da neve lasciano tracce che possono insospettire il nemico.
Il racconto di Lussu, benché trasmesso attraverso la prospettiva di un tenente e non di un “semplice” soldato, riflette le difficoltà e le delusioni di una guerra inaspettatamente violenta. Un anno sull’altipiano si chiude sull’annuncio e la preparazione dell’offensiva italiana della Battaglia della Bainsizza, che sarà uno dei combattimenti più sanguinosi della Prima Guerra Mondiale e che vedrà l’impiego in prima linea della Brigata Sassari.
Lussu, Emilio: Un anno sull’altipiano, Einaudi, Torino 2014, p. 185.